Avigan, il farmaco cinese. Sappiamo che esiste, ma perché non lo stiamo utilizzando?

Esiste un farmaco miracoloso ma non vogliamo usarlo? Assolutamente no. Semplicemente, ci basiamo su quello che ci dice la scienza.


Da giorni impazza sul web un video di un uomo residente in Giappone, il quale sostiene che esista un farmaco, tale Favipiravir, principio attivo del più conosciuto Avigan.
Effettivamente questo farmaco esiste, si tratta di un farmaco antivirale contro virus a RNA, come il Coronavirus, prodotto in realtà in Giappone.
Ma perché questo farmaco non si sta utilizzando in Italia? Esiste un altro complotto? Esiste un interesse economico per non veicolare questo farmaco? Assolutamente no!

L’uomo in questione, non avendo la minima cognizione scientifica di quello che dice, sostiene questo. Al solito, il complottismo impazza sul web, e spaventa la gente, oltre ad arrecare un danno di immagine e di credibilità su chi oggi in ospedale sta morendo nel tentativo di salvare altre vite.

Perché non viene usato l’Avigan?

Il motivo è semplice: mancano le evidenze scientifiche! Le evidenze scientifiche sono una nostra tutela. In Italia, in Europa e nel resto del mondo, prima di somministrare un farmaco occorre studiarlo, seguire un iter ben preciso, degli esperimenti con fasi chiare e controllate.
E’ impensabile somministrare il primo prodotto che sentiamo nominare, fosse anche stato usato con successo in un altro ospedale del mondo, per curare la gente.
Per dire che un farmaco sia efficace, non basta che 1, 10, 50 pazienti rispondano positivamente. Servono grandi numeri, grandi studi. Oltretutto serve capire se il beneficio sia reale e ad esempio se ci siano effetti collaterali più deleteri dei benefici. (Qualcuno ci aveva pensato?)

Affinché un prodotto possa divenire un farmaco, serve rigore e studio approfondito. Non può esistere nessuna leggerezza sulla salute dei malati.

Oltretutto non vige nemmeno la regola del “morto per morto, tanto vale provare”. Questa non è la regola della scienza e della medicina, né dell’etica e della bioetica.

Se venisse fuori un fantomatico studio secondo cui si guarisce dalla COVID-19 somministrando marmellata in una flebo, pensate sia etico somministrarla anche se il paziente è in fine vita? Sembra un esempio fuori luogo, ma in realtà è così. Chi dice che una molecola non sia pari alla marmellata? Solo la scienza può dirlo, gli studi, gli esperimenti.
Affinché il suddetto farmaco possa essere utilizzato, deve essere approvato da studi scientifici e, anche qualora si tentasse di utilizzarlo in sperimentazione, la prova va fatta necessariamente seguendo criteri e protocolli ben specifici, che la scienza conosce.
Sfatiamo dunque la convinzione che alla prima notizia del TG, un medico possa andare all’armadietto e prendere la medicina miracolosa per somministrarla al malato!

La nota dell’AIFA: Agenzia Italiana del Farmaco

Poche ore fa, l’AIFA, in preda allo scetticismo che la notizia e i media hanno diffuso, ha diramato una nota ufficiale, che spiega chiaramente la situazione.

«Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA.» Si legge.

«Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con COVID 19 non grave».

E voi, vi sentireste sicuri ad assumere un farmaco utilizzato in Cina su cui non esistono studi clinici che ne dimostrino l’efficacia? Su cui non si hanno dati? Io credo di no.

Ben venga la sperimentazione, che sia scientifica e controllata. Se da questa risulteranno evidenze chiare che questo farmaco sia efficace, sarebbe davvero una svolta. Ma ancora non è così.

Fidatevi della scienza, dei nostri scienziati e dei nostri medici. Io se mi ammalassi, desidererei essere curato con la sapienza di chi ha studiato anni, e non mi fiderei di chi veicola video e notizie piene di cialtronerie.

Domenico Cozzo
Medico Chirurgo


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